Le Amadriadi erano delle ninfe terrestri che per gli antichi Greci vivevano negli alberi ed erano indissolubilmente legate ad essi, in quanto nascevano con l’albero, proteggendolo per tutta la vita, e morivano con esso. Per tale caratteristica, differivano dalle Driadi, ninfe immortali identificate con il rigoglio dei boschi, non legate strettamente agli alberi e pertanto libere di muoversi.
La prima citazione completa delle Amadriadi risale ad un brano di Ferenico (II secolo a.C.), riportato da un autore successivo, Ateneo (II secolo d.C.). Le otto Amadriadi citate da Ferenico vivevano nei seguenti alberi: Caria nel noce (Juglans regia), Balano nella quercia vallonea (Quercus ithaburensis subsp. macrolepis), Crania nel corniolo (Cornus mas), Morea nel gelso nero (Morus nigra), Egiro nel pioppo nero (Populus nigra), Ptelea nell’olmo montano (Ulmus glabra), Ampelo nella vite (Vitis vinifera), Fico nel fico (Ficus carica).
Il padre Oxilo era legato al faggio (Fagus sylvatica), la madre Amadriade al leccio (Quercus ilex).